Lei bellunese, discreta e tendenzialmente introversa come quasi tutti i montanari. Lui sardo di città, Cagliari, uomo di mare, estroverso, scoppiettante. Una coppia perfetta che si integra alla grande da ormai undici anni e che rivive la leggenda del Carpaccio, prima ambasciata della cucina professionale italiana a Parigi aperta da Gualtiero Marchesi, poi gestito dal mitico Paracucchi. Alessandra Del Favero e Oliver Piras arrivano e conquistano Parigi chiamati dalla famiglia Cerea nel Carpaccio restaurato completamente da Phillipe Starck. Il Carpaccio oggi segna il nuovo capitolo della cucina italiana all’estero: non più emigranti che aprono le trattorie con il fiasco e le tovaglie a quadratini, neanche più presuntuosi che pensando di trasferire tout court i piatti della tradizione a prescindere dal contesto, ma professionisti che conoscono bene le tecniche, hanno idee, soprattutto l’ingrediente principale trasmesso dalla cucina italiana, la gioia nel piatto, la gioia di stare insieme a tavola continuando a parlare di cibo e gesticolando all’italiana, come spesso gli stranieri ci prendono in giro. Impostata sulla freschezza e sulle potenzialità ancora sostanzialmente inespresse dall’elemento vegetale, la cucina che trovate al Carpaccio è scattante, rock, frutto di combinazioni che a volte, non pensiamo di esagerare, sfiorano la genialità che è quella dote di vedere cose che sfuggono alla maggior parte delle persone che le guardano. Il servizio è motivato, professionale: una squadra fortissima, accoglienza all’italiana, non ingessata, colloquiale senza mai accorciare la distanza, che fa sentire a proprio agio con la battuta giusta al momento giusto. La carta ampia con dei ricarichi a volte eccessivi, altre volte molto favorevoli, si vede che è ai primi passi e in cerca di equilibrio. Il dato politico gastronomico è che siamo di fronte ad una cucina italiana moderna, ossia arricchita da riferimenti regionali da tutto il Paese ed è questa capacità di sintesi, di ricerca del prodotto di qualità, che ci ha colpito positivamente. Una cucina italiana non ferma, ma inclusiva di cibi e prodotti provenienti da ogni parte del mondo. Un locale sicuramente da non perdere quando siete a Parigi.