di Carlo Maria Corti
Il Carnevale di Ivrea è affascinante e singolare quanto l’etimologia che definisce “eporediesi” gli abitanti del posto. Alpi e arance sono lo scenario di un inverno che precede la Quaresima: ma in questa festa c’è molto di più del significato ancestrale degli eccessi prima del lungo digiuno.
E qui, la festa, ricalca innanzitutto la Storia: perché il Carnevale dell’antica Eporedia è quello che ha mantenuto le più salde radici medievali, unite all’orgoglio di autodeterminazione dell’antico Libero Comune: dai tempi più remoti si tramanda la sfilata degli Abbà, che simboleggiavano i comandanti della milizia, espressione delle diverse parrocchie. Come antichissima è la tradizione, la sera del martedì grasso, di abbruciare gli scarli, pali di legno ricoperti di un’ericacea. Ma il carnevale storico è anche evoluzione, al quale il dominio napoleonico imprime vigore e lascia in dote la nuova maschera del Generale.
Di metà Ottocento è la figura della Mugnaia, la principale maschera-simbolo che oggi sfila in corteo con il berretto frigio: è la figlia del mugnaio della città, rapita da un tiranno deciso a reclamare su di lei lo ius primae noctis. Violetta riuscirà poi a far ubriacare il despota e a tagliargli la testa: la figura del tiranno è ispirata al marchese del Monferrato Guglielmo VII, che nel XIII secolo impose gravose gabelle.
L’avversione all’autocrate è testimoniata anche dalla frase pronunciata ogni anno dal Podestà del carnevale: “Hoc facimus in spretum olim Marchionis Montisferrati, nec permittemus aliquod aedificium fieri ubi erant turres domini Marchionis” (facciamo ciò in dispregio del Marchese del Monferrato, ne permetteremo che alcun edificio sorga dov’erano le sue torri). La frase simboleggia quindi il rifiuto di ogni forma di tirannia.
Ancora nell’Ottocento nasce la tradizionale Battaglia delle arance, ovvero ciò che rende questo Carnevale unico e famoso nel mondo: nasce in realtà da un’usanza più antica, quella di lanciare fagioli dai balconi. Le prime arance arrivavano dalla riviera di Nizza, mentre le prime formazioni dei moderni aranceri si formarono alla fine degli Anni ’40, nel rione della fabbrica Olivetti: nel 2020, le giornate di combattimento saranno il 23, il 24 e il 25 febbraio.