di Laura Guerra
Alle origini di un dolce, di una pizza rustica o di una pizza napoletana c’è un campo di grano. Ogni inizio, di un tempo, di una fase, ha il suo Capodanno simbolico: una data da cui tutto principia. Al Mulino Caputo, il Capodanno del Mugnaio si celebra da 5 anni. L’edizione di quest’anno è stata particolarmente attesa e sentita. Non si trattava solo di celebrare, ancora una volta il miracolo del raccolto, ma visto l’anno particolarmente segnato dall’emergenza sanitaria, tanta era la voglia e la necessità di ricominciare e di ripartire con un nuovo inizio, fra l’oro del grano maturo simbolo di rinascita.
Lo start al raccolto, nel campo di Frignano, nella campagna casertana, è stato dato da Antimo Caputo, AD dello storico Mulino di Napoli.
Sventolando una bandiera italiana ha dato il via alla prima trebbiatura del campo dorato, simboleggiando con il tricolore il momento così entusiasmante per tutti i lavoratori.
L’orgoglio Made in Italy è celebrato anche in una linea di produzione di grani 100% italiani, con una farina ottenuta da Grano Nostrum, impacchettata e distribuita nel formato da un chilo presentata con un packaging tutto giocato sul bianco, il rosso e il verde nazionali.
Le immagini dell’evento, che sono state trasmesse in diretta streaming sui canali social aziendali, hanno voluto auspicare la ripartenza totale dell’intera filiera agroalimentare che, per quel che riguarda la produzione della farina, è stata penalizzata sul fronte pizzerie e pasticceria da cerimonia, settori che sono stati fermi per diversi mesi. Durante la manifestazione, all’insegna di modernità e passato, tradizione e presente, studio e ricerca, è stato firmato il contratto di filiera ed è stato presentato il progetto Green Farm dagli esperti Michele Meninno ed Emilio Di Stasio, che hanno illustrato le attività di monitoraggio via satellite dei campi, quelle di supporto e affiancamento agli agricoltori, le tecniche di coltivazione a basso impatto ambientale applicate nei terreni in Basilicata, Puglia, Molise, Campania, basso Lazio e Abruzzo.
Molto soddisfatto Antimo Caputo, amministratore delegato dell’azienda: “Con la filiera Grano Nostrum abbiamo superato tremila ettari di grano, seminati tutti al Sud Italia e distribuiti tra basso Lazio, Campania, Molise, Abruzzo, Basilicata e Puglia, contribuendo a produrre Grani Italiani. L’annata agraria si presenta soddisfacente dal punto di vista quantitativo, nonostante le scarse piogge in alcune fasi fenologiche importanti, come il riempimento della spiga. Di contro, rileviamo un profilo qualitativo molto alto. Infatti, il clima asciutto ha determinato incrementi della qualità della granella, accentuando notevolmente la qualità del grano”.
Non sono mancate alcune preparazioni lievitate proposte da Vincenzo Iannucci, che ha infornato la margherita e la pizza del Mugnaio condita con fiordilatte, pomodorini gialli e rossi e peperoncini verdi. Domenico Fioretti, fornaio, ha recuperato la pizza figliata, un’antica ricetta casertana che ha reinterpretato impastando un casatiello figliato, imbottito con salsiccia con il finocchietto, pancetta paesana e il pezzentiello del Volturno, tipico salume con carne e cotenna cotte con il limone.
Attivato, come sempre, l’impegno e la sensibilità aziendale per progetti di solidarietà sociale: in filiera Grano Nostrum, infatti, è al lavoro anche la Nuova Cooperazione Organizzata, ente del terzo settore che, attraverso le attività di cooperative sociali, include e cura percorsi di autonomia e recupero di persone svantaggiate, coltivando grano in terreni confiscati alla camorra a Casal di Principe.