Vale davvero la pena di raggiungere San Giovanni in Persiceto, sfidando nebbie e autovelox, per varcare la porta del Mirasole. Oltre la soglia d’ingresso è come entrare in un piccolo mondo antico fatto di cura dei dettagli, rispetto per la tradizione, ricerca del gusto e tanta voglia di far bene. Non stupisce il fatto che l’osteria creata quarant’anni fa dall’allora giovanissimo Franco Cimini abbia conquistato non tanto i favori, quanto i cuori di clienti e critica gastronomica. E poi, quel menù… è la classica carta delle pietanze che ti pone di fronte alla triste necessità di dover scegliere solo due o tre piatti, quando invece li vorresti provare uno ad uno. Nota di merito: l’indicazione dei produttori da cui l’osteria si approvvigiona, tra i quali val la pena di menzionare il caseificio Sant’Angelo di Caretti, se non altro perché è quello di famiglia. Tra gli antipasti è d’obbligo provare i grandi salumi emiliani, ma c’è spazio anche per le lumache (un must della Bassa emiliana), per il crudo di Frisona e si può arrivare fino a pane, burro e acciughe del mar Cantabrico. Sui primi, essendo in Emilia, la scelta si fa particolarmente difficile, ma il tortellino con crema di latte da affioramento (altro che panna industriale) è una goduria per ogni senso in vostro possesso. Quanto ai secondi, sarebbe d’obbligo approfittare del caminetto in pietra presente all’interno del locale per assaporare una costata di vacca vecchia a lunga frollatura o altre specialità di carne, ma i golosi di interiora troveranno animelle, rognoni e trippe per i loro denti e per gli appassionati di polpette sarà come tornare ai pranzi di quando si era bambini. Carta dei vini ben costruita e con ricarichi più che accettabili, ottimi dessert.
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