Nomen omen. All’interno di un austero palazzo cinquecentesco, un tempo abitato, si vocifera, da un pirata che poi donò la proprietà alla Chiesa in remissione dei peccati, e che dal 2000 ospita il ristorante guidato dall’inossidabile Michele Matera, la corte c’è davvero e i fiori anche, o meglio, un profumato e arabeggiante giardino di agrumi. Col valore aggiunto della suggestiva cornice del borgo di Trani, nelle cui intricate viuzze, a un passo dal mare e dalla cattedrale, il ristorante si nasconde. In questo tempio ormai storico della ristorazione tranese, cittadina in cui si osa molto, ma non sempre con esiti equilibrati, domina l’idea che ricercatezza e solidità debbano procedere di pari passo. E quindi le idee innovatrici nelle proposte dello chef Alessio Di Micco, e del sous-chef Massimiliano Quacquarelli, ci sono, e alcune anche molto coraggiose e originali, ma queste idee sono ricondotte sempre alla concretezza e all’obiettivo di rendere giustizia al palato, senza acrobazie esteriori. Negli antipasti, a parte la ricca e variegata offerta di freschissimo crudo, si ricerca in particolare l’abbinamento tra prodotti ittici e regno vegetale. Obbligata la sosta nel collaudato antipasto a mano libera, che merita un inventario esaustivo: Gambero croccante ai cereali con yuzu e mirtillo; Sformatino di baccalà, patata e pomodoro secco; Polpo alla brace su crema di fave e olive nolche; Cialda di acqua e farina al nero di seppia con stracciatella affumicata, acciuga del Cantabrico e pomodoro secco; Pesce spada alla “puttanesca”. I primi viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda. Per noi Troccoli alle alghe e vongole affumicate, piatto brioso se non proprio brillante, e, a seguire, Mezzi paccheri, calamari, cicala, pomodorini infornati, in cui calamari e cicala, come i solisti di un concerto barocco, contrastano e dialogano al contempo. Arrivati ai secondi il menù lascia campo libero al bancone del pescato del giorno: si sceglie, si inoltra in cottura (sempre dosatissima) e si apprezza al naturale, come il mare lo ha fatto. In virtù della freschezza dei prodotti e della mano delicata con cui vengono trattati, al dessert non si arriva stanchi. E quindi ben vengano il Cremoso di castagne e il Babà con crema chantilly, amarena e ghiacciato alla vaniglia, dolci dai sapori antichi, quasi nostalgici, opera guarda caso della mamma di Michele Marra, Maria Pia. La cantina è di spessore, con qualche naturale ben selezionato. Il servizio, un congegno ad orologeria.
Dal 2020 Massimiliano Quacquarelli sostituisce lo chef Alessio Di Micco.
Photo Credits Rocco Lamparelli
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