Rigoroso e arioso tempio di una cucina molto femminile, il ristorante Marconi è il regno, in cucina, di Aurora Mazzucchelli, chef di personalità e sensibilità. L’ambiente è lineare, caravaggesco nei punti luce, attentamente studiati dal designer Davide Groppi. In sala, appare e scompare a intermittenza Massimo Mazzucchelli, fratello di lei e suo sodale a ogni cambio di menu, nonché responsabile, adesso, del progetto Mollica, che i Mazzucchelli dedicano, con costanza e successo, all’arte bianca. Sempre lui è poi il responsabile della carta dei vini, una delle migliori in termine di profondità di annate, varietà di territori e, ultimo ma non ultimo, entità dei ricarichi. Quanto alla cucina, siamo al cospetto di un’unità binaria: da un lato la solida cultura contadina che Aurora mutua dal papà Mario, fine conoscitore di carni, tagli e frattaglie; dall’altra, una formazione più accademica attinta dalla frequentazione costante, tra gli altri, di Paolo Lopriore e Norbert Niederkofler. Ma non solo, perché il suo ritratto odierno è un insieme di delicatezza e visceralità: un doppio registro che, come la luna, a una faccia luminosa e fanciullesca ne contrappone un’altra, più ombrosa ed enigmatica. Una dicotomia armonica e intellettualmente molto stimolante che a piatti ricorrenti come lumache, combinate però con verdure che cambiano stagionalmente ma sempre rinverdite dalla presenza tutta olfattiva dell’abete, alterna altri più virginali come i tortelli di Parmigiano Reggiano alla lavanda, noce moscata e mandorle. Sempre viscerali e appassionate tutte le sue carni, rosse e succulente come il suo diaframma, o scure e concentrate come l’anatra e il suo collo ripieno.
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