L’esperienza in questo locale è una delle più interessanti che si possano fare in Italia in questo momento. Una mano felice e istintiva del giovane Luca Abbruzzino a cui il padre ha intelligentemente lasciato subito spazio, coniugata ad esperienze maturate nel corso degli anni, disegna il nuovo volto della cucina calabrese. Quello di una modernità che non rinuncia al sapore, anzi lo cerca e lo trova con determinazione, ma che al tempo stesso presenta piatti più leggeri e leggibili e, soprattutto, con il mare sempre più protagonista insieme all’elemento vegetale. Anche quando si gioca con prodotti difficili da gestire come le interiora di baccalà oppure con la ‘nduja, due simboli della immensa cultura gastronomica calabrese.
Il locale è appena fuori città, tavoli ben disposti, il servizio attento e professionale oltre che appassionato e una carta dei vini che tiene conto dell’impressionante crescita della regione. I pregi di Luca Abbruzzino sono sostanzialmente due: la ricerca del prodotto vero e di qualità partendo dal proprio territorio e la capacità di ragionare sin da subito mettendo spesso l’elemento vegetale in primo piano quando questo tema era appena agli albori in Italia. Nascono così, pescando spesso nella memoria familiare e collettiva, alcuni piatti che dovete pretendere quando siete qui, ovviamente nella stagione giusta, a cominciare dal carciofo, ormai un classico. Un altro piatto da non perdere perché riassume la sua capacità di interpretare il territorio in chiave moderna restando leggibile è lo storico fusillone con ricci, ‘nduja e pecorino. La stagionalità riguarda anche il mare e i secondi di pesce non sono mai banali, ma sempre ben costruiti e importanti prima di approdare al dessert che è un capitolo a parte e che anche in questo caso riesce a coniugare la grande passione per la sensazione dolce della tradizione calabrese e meridionale con le nuove esigenze di leggerezza.
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