Un luogo del cuore, da raggiungere arrampicandosi tra le colline di un basso Piemonte autentico come i suoi sapori. Qui c’è una cucina che valica la storia, rafforzata dagli oltre duecento anni di vita del ristorante. Federica Rossini tramanda un DNA denso di sostanza e narrazione: dalla stufa a legna che troneggia in cucina, esce ancora il pollo alla cacciatora secondo la ricetta originale ottocentesca, nel menu insieme ad altri pezzi forti come tajarin e ravioli (da manuale, nella duplice versione burro e salvia e alla Barbera), insieme ad altre buone munizioni come il baccalà con bagna brusca e patate di montagna. Cantina e sala, sovrintese dal marito Massimo Milano, supportano benissimo.