Errico Recanati è oggi, fra gli chef più identitari della nostra penisola.
Una cucina, la sua, che parla con orgoglio e potenza di tradizioni gastronomiche, di materie prime, ma soprattutto di infanzia e di affetti familiari come la gigantografia dei nonni all’ingresso racconta. Un’identità che poggia su una tecnica di cottura antica e selvaggia, solidamente rivitalizzata da una evoluzione in termini di alta cucina ma anche per gusti ed intensità. Su tutto la cacio e pepe ai 7 formaggi dove l’intensità si stempera nelle consistenze diverse della pasta. Da manuale anche le portate con cacciagione dimenticata come il germano o piatti come “Il piccione e l’anguilla laccata” o “La testina si è persa nella baia di Portonovo” dove Errico ripropone in maniera originale la natura di questa terra chiusa tra tradizione contadine e marine.
Notevole “Burro e Lardo” dove il coraggio dell’ossimoro che sfida tabu gastronomici e nutrizionali sa raccontare l’essenzialità della cucina contadina che sapeva dare un equilibrio al bisogno di non sprecare. Grande carta dei vini, servizio elegante, accudente, con un tono giovanile e amicale.