Si arriva ad Agnone sommersi dal verde e dalla vegetazione rigogliosa percorrendo strade improbabili che la natura cerca di strappare all’uomo; l’aria è tersa, pulita, a 800 metri devi solo goderti quello che ti manca nel caos cittadino: lo spazio, parcheggiare l’auto senza estorsioni comunali o private, l’aria, l’acqua, il sapore vero dei prodotti, la calma. Ed è questo che vuoi trovare quando arrivi sin qui, nella Locanda di Stefana Di Pasquo e Tomas Torsiello completamente ristrutturata che ci ricorda i piccoli paradisi gastronomici che abbiamo avuto la fortuna di vivere sull’Appennino meridionale. L’aperitivo non è mera esibizione, ma ti spiega subito dove sei: dal cacio e ova alla tartelletta di cavolo nero. Bella ed efficace la panificazione, i grissini e la focaccia. La manteca al posto dell’olio e del burro è dunque una buona idea. La batteria di antipasti è tutta centrata ed entusiasmante. A parte l’ottima materia prima, ovunque giochi di consistenza, di temperatura, giusti inserimenti di spezie e di odori e una costante preoccupazione per la freschezza, l’acidità, ottenuta in vari modi giocando sulla frutta. La trota affumicata farebbe invidia al più accorsato giapponese, delizioso il piatto di piselli e caciovallo in proporzioni perfette con l’amaro-dolce della nocciola. Passando ai primi, il riso è davvero straordinario: una passeggiata in collina grazie alla capacità di far emergere il sapore delle erbe spontanee. Ottime carni e dolci che si ricordano. Bella carta di vini su cui poter spaziare a piacimento e con buoni ricarichi.