Da bambino Massimiliano Alajmo rivelò il suo talento imitando la mamma nel fare i biscotti. Rita Chimetto giura che erano più buoni dei suoi. Inutile regalargli giocattoli dunque, meglio aspettare qualche anno e fargli il regalo giusto: mandarlo in Francia ad affinare la sua arte. Da Veyrat, da Guerard… dai maestri che ne hanno marchiato la cifra stilistica. Ricordiamolo: nessun cuoco al mondo ha ottenuto, come lui, i riconoscimenti più alti sotto i trent’anni. Premessa doverosa per comprendere il valore e lo spessore della cucina del ristorante “Le Calandre”, votata alla ricerca perché riflesso dell’estro creativo di Max. Cuoco dal pensiero fluido, capace di amplificare l’esperienza multisensoriale con geniale leggerezza, dando nel contempo profondità ai sapori. Tutto alle “Calandre” rispecchia l’originalità del pensiero di Massimiliano e di suo fratello Raffaele. Non a caso due dei tre menu attuali portano il loro nome: Max e Raf, mentre il terzo è il “Classico” dove ritroviamo i capisaldi del successo delle “Calandre”, come il cappuccino al nero di seppia, piatto che vanta il primato di imitazioni. O la riedizione del risotto allo zafferano e liquirizia. Che in realtà nel locale degli Alajmo si cavalchi l’avanguardia lo si nota in piatti come la lasagnetta croccante con crema di fegati di seppia, guazzetto di crostacei, frutti di mare e funghi. Ogni tre mesi il carosello dei menu cambia e l’incanto si rinnova. C’è un invito alla scoperta anche nella carta dei vini, così imprevedibile da sfuggire alle definizioni. Alle “Calandre” gioco e tecnica sono in perenne equilibrio. E i ragazzi di Max, in cucina e in sala, sanno trasmettere tutta la magia di questo concetto. I tre menu costano 295 euro.
