Nel 2019 vengono inaugurati contemporaneamente due ristoranti in uno. Nascono IYO Omakase, la prima esperienza di banco sushi in puro stile tradizionale giapponese, e, appunto, AALTO, il fine dining di cucina libera, senza confini e senza definizioni. Nello stesso locale, insomma, convivono due concetti opposti ma alla fine sincretici. Il tradizionalissimo sushi e l’avveniristico Aalto la cui cucina, secondo la spiegazione di Claudio Liu, “è libera, da ogni definizione o modello prescritto. Libera di essere italiana, giapponese, entrambe le cose o nessuna delle due. Non tracciare confini esprime la possibilità di superarli”. Non ci sono riferimenti geografici, punta su materie prime di alta qualità e gioca esclusivamente sulla creatività. Lo chef Takeshi Iwai è giapponese ma vive e lavora in Italia da 14 anni.
Un progetto ambizioso, insomma, pensare a come mangeranno le future generazioni italiane, o, meglio, che vivono in Italia, nate magari proprio durante questi due anni di Pandemia che, pur nelle difficoltà, non hanno impedito ad Aalto di affermare un propria identità. Entrambe le esperienze sono di altissimo livello, da fare almeno una volta nella vita. Servizio perfetto, cantina spaziale.