Semplicità apparente che nasconde equilibri funambolici tra ingredienti accostati come alberi in un giardino zen. Questo è fil rouge dei piatti di Niko Romito, l’autodidatta abruzzese che ha fatto della ricerca della purezza e dell’essenzialità la propria missione. La cucina del suo Reale è ricca di toni acidi, amari, di giochi di temperature e consistenze che scandiscono un percorso in quindici portate sul quale spiccano piatti totalmente vegetali come cocomero e pomodoro, sedano rapa, nocciola e cardamomo, gli spaghetti freddi con peperoni, capperi e olive. Eccezionale anche il pane di grano Solina e Saragolla, uno dei lievitati più imitati in assoluto, che dimostra come anche la più povera delle pietanze possa diventare il fondamento di una grande esperienza culinaria. Il tutto nella cornice di un monastero trasformato in relais e della sala gestita da Cristiana Romito, maitre attenta e premurosa, insieme al sommelier Gianni Sinesi, che propone abbinamenti spiazzanti con vini di nicchia.