Marotta Ristorante

Maestria, rigore e controllo razionale delle materie prime, eppure Domenico Marotta riesce a comunicare calore e accoglienza in ogni suo piatto. Mai una cosa fuori posto o sopra le righe; con erbe spontanee, verdure e ortaggi a farla da grandi protagonisti della tavola. Trattati e proposti con una modernità talvolta financo disarmante per quanto è capace di risultare strutturata e lontana dalla fatuità di tendenze passeggere: tanto si manifesta consapevole e maturo il rapporto dello chef con l’elemento naturale. Superlativo, quasi un manifesto della sua cucina green d’avanguardia densa di esperienze e creatività è il ricchissimo canapè vegetale, che apre le danze per i commensali. Ogni dettaglio è cercato e valorizzato, come lo spiedo di rosmarino nella Lumache cacio e pepe, cotenna e guanciale, una finezza non solo estetica. La cifra stilistica è la sobrietà: quella che sembra sottrazione diventa invece concentrazione e esaltazione; come nei Plin di coniglio all’ischitana che sono la consacrazione di un percorso personale dello chef che sublima l’esperienza pregressa in terra piemontese unendo la delicatezza della sfoglia alla profondità del sapore autentico della tradizione campana. Carta da migliorare per giocare ancor di più con l’abbinamento, ma il servizio di Anna Coppola è altamente professionale e si inserisce perfettamente in un ambiente di eleganza, tutta giocata sull’essenzialità.