Arrivare in montagna ed essere accolti dal sorriso di Elena Brovedani e da un calice, riscalda l’atmosfera, seppur manchi Roberto, prematuramente scomparso. La figlia in sala e la moglie in cucina fanno rivivere la sua maestria attraverso il sapiente abbinamento di piatti e vini, conditi da un genuino spirito montanaro che si respira già parcheggiando e udendo i campanacci delle mucche. Si può ordinare à la carte (Verpai) oppure scegliere uno dei menù degustazione – che consigliamo – fra il Plissn (aghi di pino, in sappadino) o il meno ricco Asou (così). Dopo un benvenuto nel quale non manca la saurnschotte (formaggio fresco spalmabile aromatizzato con il dragoncello), si passa allo storione, delicato e fresco, che ben si sposa con una Falanghina leggermente macerata, che si può abbinare anche alla millefoglie di melanzane. Passando al cervo, sottile, da sposare a varie salsette e composte presenti nel piatto, il sommelier propone un ottimo Incrocio Manzoni. Così la serata continua armonica e scaldata dal pane speziato fatto al Laite, con un crescendo di sapori caldi ed eleganti, come nella vellutata di patate, dove si uniscono i sapori delle erbette, sia di montagna che di mare, all’insolita colatura di alici. Stupiscono poi sia il tortello, con l’uovo che vorrebbe uscire e i porcini che fanno da sentinelle, sia il raviolo al camoscio con i suoi afrodisiaci semi di papavero. Saltiamo la descrizione di altri piatti (da scoprire col vostro palato) per sottolineare non solo i vari dolcetti misti, ma soprattutto la freschezza della macedonia di frutta (e verdura) con l’olio sul gelato, da assaporare al cucchiaio sorseggiando un Recioto di Soave. Cena sublime!